È oramai da diverso tempo che il meccanismo dei contratti di prestazione energetica ha preso piede nel paniere di schemi contrattuali italiano.
Tali tipologie di schemi vengono utilizzati al fine di tutelare l’interesse del committente il quale, alcune volte, deve ricorrere a schemi specifici per poter effettuare degli interventi di efficienza energetica.
Volge quasi al termine il periodo entro il quale si può nominare l’energy manager, in tempo utile per non incorrere in sanzioni da parte delle autorità, soprattutto per quel che riguarda i soggetti obbligati i cui adempimenti sono disciplinati in base alla legge 10/91.
Sebbene nel settore industriale il tasso di adempimento alla nomina sia molto elevato, ciò non si può dire per il settore civile e nella fattispecie per la Pubblica Amministrazione.
Viene in mente l’immagine di un relitto del ‘700 quando si parla di decreto Gasivori e di decreto FER, strumenti legislativi che potrebbero liberare una quantità immane di denaro e iniettare nelle vene dell’economia italiana liquidità vitale per tutto il settore produttivo.
Il decreto gasivori fu firmato a marzo del 2018 dal ministro Calenda con l’intenzione di vederlo entrare in vigore per dare già, nel periodo di settembre – novembre 2018, l’opportunità di poter accedere alle richieste di agevolazione sugli oneri di sistema. Ciò non è ancora avvenuto ed è tutto fermo in qualche stanza ministeriale in attesa che arrivi la pubblicazione sulla gazzetta ufficiale e prima di essa l’ok dell’Unione Europea.
Il 5 dicembre 2019 scadranno i termini per la presentazione dell’aggiornamento della diagnosi energetica redatta con il primo ciclo nell’anno 2015, relativamente alle aziende obbligate.
Come è noto la questione della gestione dell’energia all’interno delle aziende soprattutto medio-grandi risulta complessa, a causa molte volte della complessità del processo produttivo e delle condizioni al contorno dei vettori energetici stessi (vedasi prezzi, sistemi di produzione e sistemi di consumo).
